Nel tracciarne un bilancio, la Presidenza Trump offre non pochi spunti economici che meritano citazione. Spunti che testimoniano l’inequivocabile riuscita della politica economica americana in questi ultimi quattro anni.
Disoccupazione ai minimi storici
Al Tycoon va anzitutto il merito di aver ridotto, nel pre-pandemia, ad uno storico 3,7% il tasso di disoccupazione, picco minimo dal 1969.
Trend positivo confermato anche dopo l’avvento del Virus di Wuhan, con l’impressionante dato di 4,8 milioni di posti di lavoro creati nel solo Giugno 2020.
La gestione dell’emergenza sanitaria ha dato priorità alle esigenze economiche del Paese, scongiurando così quelle che sarebbero state le disastrose conseguenze di un’ondata di licenziamenti e bancarotte.
Riduzione della pressione fiscale
Geniale, in tale ottica, la costante detassazione: flat tax al 21% che ha agevolato in particolare la grande impresa, andando al contempo incontro alle necessità degli autonomi minori.
L’alleggerimento della pressione fiscale ha da un lato permesso la conservazione di milioni di impieghi, dall’altro ha consentito aumenti salariali per ben 5 milioni di lavoratori dipendenti.
Una visione ampia, capace di soddisfare le esigenze tanto degli impiegati quanto della piccola, media e grande imprenditoria.

Pil in crescita e correttivi sociali
Il dato che più impressiona è quello relativo alla crescita del Pil: la variazione annua del +2,93%, registrata nel 2018, rappresenta il miglior risultato dall’inizio della Grande Recessione ad oggi.
Il tutto grazie ad un’intelligente offerta di detrazioni, deduzioni e crediti d’imposta che ha contribuito all’espansione dei consumi medi: nell’ultimo quadriennio ben otto famiglie americane su dieci hanno beneficiato di sgravi fiscali elargiti dall’amministrazione federale.
A Trump va dunque il merito di un’ingente rivitalizzazione economica d’impronta chiaramente capitalista, nonostante le conseguenze del Covid-19 e dopo le disastrose riforme assistenzialiste della Presidenza Obama.